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Paganini non ripete

03 December 19 di Marina Maffei

Correva l'anno 1818 – oltre due secoli fa – quando al Teatro Carignano di Torino un già celeberrimo Niccolò Paganini rifiutava, al termine di un concerto, di concedere il bis richiesto niente meno che da Carlo Felice. Intorno a Paganini si era creata un'aura paragonabile a quella delle rockstar di oggi: magro ed allampanato, sempre vestito di nero, Niccolò stregava il pubblico, soggiogato dal talento e dal fervore che infiammavano il violinista durante i concerti. Alcuni sostenevano, addirittura, che avesse siglato un patto con il diavolo.

Per la foga che lo accompagnava nelle esecuzioni, non era raro che Niccolò spesso si ferisse ai polpastrelli, così quella famosa sera del 1818, alla richiesta di bis da parte di Carlo Felice, fece rispondere con un laconico “Paganini non ripete”.

Il futuro re non la prese proprio bene, ma la frase sarebbe passata alla storia. Questa sera, al Conservatorio Verdi di Torino, sarà un violinista eccelso come Massimo Quarta (che non a caso nel 1991 ha vinto il primo premio al prestigioso Concorso internazionale di violino N. Paganini di Genova) a farne rivivere la musica. In programma, accanto a un concerto di Mozart e ad una sinfonia di Haydn, il brano I palpiti, che venne composto da Paganini e presentato al King’s Theatre di Londra nel 1831. Si tratta di un motivo tra i più conosciuti di Rossini - Di tanti palpiti, tratto dal Tancredi – sul quale Paganini intervenne aggiungendo all’esposizione della cabaletta semplicemente trasportata sul violino tre variazioni e una cadenza finale, modulate su una serie di virtuosismi tecnici che rendono il violino protagonista assoluto.

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