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Virtual Reality, l'esperienza dello Young Board e i primi risultati

05 March 21 di Young Board 2019-2020

Lo Young Board è nato quattro anni fa grazie ad un bando della Fondazione San Paolo dedicato all’audience engagement, cioè a quell’insieme di strategie, azioni e dispositivi che hanno lo scopo di “sviluppare” nuovi pubblici.

Noi ragazzi che abbiamo fatto parte del terzo Young Board - Michela, Roberta, Giacomo e Lorenzo - abbiamo proseguito nell’obiettivo di coinvolgere nuovi pubblici giovanili, con un focus privilegiato sulla periferia torinese, grazie all’utilizzo della Realtà Virtuale. Questo dispositivo innovativo e tecnologico ci ha permesso di “agganciare” e “incuriosire” persone potenzialmente interessate ad assistere ad un concerto di musica classica, passando però dall’esperienza di un concerto dell’OFT in Virtual Reality invece che dal teatro.

Il Covid19 ha purtroppo bruscamente interrotto il proseguimento del progetto VR che, dopo i primi mesi di sperimentazione, stava andando definendosi in strategie d’azione più curate e mirate. I dati che stavamo monitorando sono nondimeno interessanti per una valutazione iniziale o intermedia del progetto, che speriamo possa prima o poi riprendere in modalità più efficaci e, per necessità, socialmente ravvicinate.

Il progetto dell’OFT di realtà aumentata è stato il tentativo di rispondere alla domanda: come avvicinare alla musica classica nuovi pubblici, e come fidelizzare ulteriormente il pubblico già presente? La VR, essendo una tecnologia innovativa ancora poco diffusa in Italia, è stata considerata uno strumento interessante su cui puntare: questa esperienza permette di immergersi in una realtà digitale a 360° così da ascoltare e vivere un concerto come fosse reale, e per di più stando comodamente seduti, virtualmente, in mezzo all’orchestra e non in platea.

Chi non è musicista, come può provare l’emozione di stare sul palco durante un concerto?

Il concerto in VR era stato registrato nella stagione OFT di gennaio 2019: indossando il visore, davanti ai propri occhi il direttore musicale Giampaolo Pretto dirige la Settima Sinfonia di Dvořák. Attorno a chi indossa i visori, i musicisti dell’orchestra suonano mentre li osserviamo da vicino nei loro movimenti e nei loro sguardi veloci tra gli spartiti e il direttore, le cui gesta teatrali a tratti sembrano una danza. La VR dà a tutti la possibilità di essere completamente immersi nel concerto: con gli occhi, con le orecchie, con il nostro corpo che ruota dentro tutto il palco - voltandoci indietro, stupiti scorgiamo i fiati in seconda fila -, ma soprattutto con le emozioni. L’obiettivo era infatti quello di emozionare le persone con la musica classica high tech. L’effetto-sorpresa ed emozionale si è rivelato molto forte nelle Case del Quartiere in cui abbiamo proposto il progetto: da fuori, tra i movimenti della testa dello spettatore virtuale che si girava ovunque per scoprire tutta l’orchestra, si scorgevano i sorrisi stupiti sotto i visori.

La musica classica “soffre” in generale di un cliché che la classifica come “noiosa”, soprattutto agli occhi dei giovani e delle persone che non ne fanno esperienza in prima persona. Il pubblico è in generale fidato, esperto o amatore nel senso etimologico del termine, generalmente colto, e sempre più anziano. La VR ci ha dato invece la possibilità di portare direttamente la musica classica fuori dai teatri e quindi da chi tendenzialmente non va ai concerti. Stando ai dati raccolti dai questionari di valutazione, il 95% delle persone che hanno provato l’esperienza virtuale ha detto di aver poi aumentato il desiderio di ascoltare un concerto dal vivo. Questo dato include sia i giovani delle Case del Quartiere, sia il pubblico già amatore che ha provato la VR nella serata pre-concerto: il desiderio era ulteriormente intensificato.

Ciò che ha colpito di più gli spettatori virtuali intervistati è stato il fatto di osservare da vicino i musicisti. Qualcuno ha aggiunto anche la curiosità di osservare i tecnici dietro le quinte, in effetti visibili dal video VR, allargando così l’esperienza virtuale a tutto il concerto, compreso al suo lavoro tecnico che spesso rimane invisibile al pubblico. La prospettiva capovolta di immaginarsi sul palco è stata l’altra grande sorpresa, seguita a sua volta dal cambio di visuale sul direttore d’orchestra: finalmente, visto anche lui dallo sguardo dei musicisti e non di spalle come solitamente il pubblico fa esperienza in sala.t

Stando ai dati, l’obiettivo di incuriosire nuovi pubblici è sicuramente stato raggiunto. Non solo perché la VR è un espediente interessante per portare l’orchestra fuori dai teatri senza scomodare i musicisti, ma anche perché l’esperienza proposta era doppiamente immersiva: indossando il visore, ovunque fossimo, magicamente si entrava in un concerto dal vivo dell’OFT, e lo si viveva dal palco, assieme all’orchestra, non solo come un “normale” spettatore dal vivo. Doppiamente immersivo, e quindi doppiamente emozionante!

 

 

 

 

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