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IT'S TIME, PER NOI (E PER BRAHMS)

21 October 19 di Marina Maffei

Chi di noi non conosce quella paura mista ad eccitazione che accompagna ogni esordio, ogni prima volta?
Sono stati scritti fiumi di inchiostro sulle emozioni che ci travolgono mentre rompiamo lo specchio della paura e diventiamo protagonisti della nostra vita guadagnando un risultato atteso quanto agognato.
Johannes Brahms, nel buio che avvolge il retro del palcoscenico, nel lontano 1876, deve aver provato le stesse emozioni che attanagliano ognuno di noi quando abbiamo tra le mani - e conficcato nel cuore - qualcosa che ci ha richiesto sforzi e sacrifici immani, per cui temiamo il giudizio altrui, ma che in fondo sappiamo che è ora di dover lasciar andare.
Quella notte Brahms lascia andare la sua Prima Sinfonia, un lavoro lungo vent'anni, tenuto in un cassetto e sempre rimandato in attesa della perfezione, mentre i critici lo aspettano al varco e il pubblico ne reclama le note. Ma il tempo è giunto. La Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 è pronta: romantica, contrastata e figlia dello spirito del proprio tempo.
Poteva quindi esserci scelta migliore di questo capolavoro per “IT’S TIME”, il nostro primo concerto di stagione? Un racconto in musica affidato all’Orchestra Filarmonica di Torino, diretta per l’occasione dal maestro Giampaolo Pretto.

 

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